La dottrina di Bush approda tra le stelle. È il senso del documento firmato dal Presidente americano, e passato sotto silenzio, nel quale si stabilisce il principio della supremazia spaziale degli Stati Uniti La dottrina Bush della guerra preventiva è destinata ad andare oltre i confini della Terra per raggiungere le profondità dello spazio. Questo potrebbe essere il senso del documento firmato dal Presidente americano, e passato sotto silenzio, nel quale si stabilisce il principio della supremazia spaziale degli Stati Uniti. In verità, alcuni documenti dell'Air Force statunitense avevano da tempo messo in risalto la necessità di estendere anche all'orbita terrestre il principio della supremazia aerea e navale, tanto caro ai militari del secolo scorso. Si tratta di una strategia che fa perno sull'idea di utilizzare le orbite basse (quelle tra 500 e 2000 chilometri) per scopi militari. Qualcuno potrebbe pensare che questa non sia una grande novità, in fondo da sempre ci sono satelliti spia che costantemente osservano la superficie terrestre svolgendo un'accurata funzione di sorveglianza. Ma proprio questa è la sostanziale novità: si passa da una funzione di intelligence ad una di deterrenza armata. Un'escalation che rischia di aprire nei fatti una militarizzazione dello spazio che fino ad adesso era stata evitata grazie ai trattati internazionali e alla specifica convenzione ONU che sanciva il divieto di collocare armamenti nello spazio. Da parte americana, si tenta di aggirare il problema facendo riferimento alla necessità di impedire ad alcuni Stati l'accesso allo spazio; facendo cioè leva sul piano della prevenzione, una ricetta il cui tragico fallimento è sotto gli occhi di tutti in Iraq ed in Afghanistan, ma che adesso l'amministrazione Bush vorrebbe applicare anche allo spazio. È interessante, poi, osservare quali sono i nemici cui bisognerebbe impedire l'accesso allo spazio. Non si tratta di Al Quaeda o Hezbollah, i quali ovviamente non sono in grado di rappresentare una minaccia spaziale, ma sono, almeno secondo i documenti militari, i cosiddetti paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). Paesi che possiedono, o sono pronti a sviluppare, quelle tecnologie spaziali che possono rappresentare una minaccia per la supremazia militare degli Stati Uniti. Anche se non esplicitamente menzionata, l'Europa è nella lista dei potenziali avversari, in quanto i razzi Arianne (veicoli commerciali sviluppati dall'ESA - Agenzia Spaziale Europea) sono percepiti come vettori capaci di utilizzo militare. Ecco dunque che Bush rivendica la politica delle mani libere, non più legate da trattati internazionali che limitino fortemente la possibilità di sviluppare tecnologie militari in campo spaziale. Lo stesso annuncio di qualche anno fa, con cui il Presidente americano proclamava il ritorno all'esplorazione della Luna, può avere una differente lettura alla luce del documento appena divulgato. Infatti, impegnare la NASA in un progetto a lungo termine nello spazio interplanetario per lasciare al Pentagono piena libertà di agire nello spazio vicino alla Terra, può essere il primo passo per poter sviluppare quelle tecnologie offensive necessarie per attaccare e neutralizzare satelliti o veicoli abitati potenzialmente ostili. Con questa ennesima decisione unilaterale gli USA sembrano invertire la tendenza alla collaborazione in materia di spazio che ha contraddistinto quest'ultimo decennio, una volontà comune di cooperazione, di cui la Stazione Spaziale Internazionale (progetto che accomuna Usa, Canada, Europa, Russia, Giappone e Brasile) è l'esempio più evidente, e rilanciare, invece, quel clima da guerra fredda che è stato il "peccato originale" della corsa allo spazio. 18 ottobre 2006 |